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Che cosa vuol dire tradurre? Intervista immaginaria a Umberto Eco

Il 5 Gennaio 1932 nasce Umberto Eco, grande scrittore e traduttore italiano, che ci ha lasciato in eredità dei grandi contenuti sul mondo della traduzione. 
Muore il 19 Febbraio 2016, ma i suoi scritti e la sua conoscenza restano sempre vivi in noi. 

Io e la collega Monica Giancaspro abbiamo deciso di omaggiare questo grande autore e traduttore con un’intervista immaginaria, suddivisa in due parti, nella quale chiediamo all’autore quello che più ci incuriosisce e interessa del suo libro Dire quasi la stessa cosa sul mondo della traduzione. 

Come dice lui stesso nell’introduzione al libro:
“Che cosa vuol dire tradurre? La prima e consolante risposta vorrebbe essere: dire la stessa cosa in un’altra lingua. Se non fosse che, in primo luogo, noi abbiamo molti problemi a stabilire che cosa significhi “dire la stessa cosa”, e non lo sappiamo bene per tutte quelle operazioni che chiamiamo parafrasi, definizione, spiegazione, riformulazione, per non parlare delle pretese sostituzioni sinonimiche In secondo luogo perché, davanti a un testo da tradurre, non sappiamo quale sia la cosa. Infine, in certi casi, è persino dubbio che cosa voglia dire “dire”.
Così nasce il titolo “Dire quasi la stessa cosa” e così nascono tutte le nostre domande….

Cosa vuol dire per Lei tradurre?

Per me equivale a prendere spunto dalle proprie esperienze personali. In altre parole direi che tradurre è un po’ come “negoziare” da una lingua all’altra, cioè formulare delle ipotesi servendosi di esempi concreti per giustificare quelle ipotesi appena fatte o al contrario smentirle del tutto.

-Ah, negoziare… e perché?!

In generale, il concetto di negoziazione si basa sul principio del “rinunciare a qualcosa per ottenere qualcos’altro”. Alla fine, i due soggetti interessati, dovrebbero rimanere soddisfatti, perché non si può avere tutto, ma negoziando si può raggiungere un compromesso. Ecco, nella traduzione funziona più o meno così. I due soggetti interessati, che sono nel nostro caso il testo fonte, il suo autore- con relativi diritti- e la cultura di partenza da un lato e il testo di arrivo e la relativa cultura dall’altro, devono uscirne con un senso di soddisfazione. Il compito del traduttore è proprio quello di porsi come negoziatore tra queste due parti, cercando di rendere fede al testo di partenza, ma senza forzare la traduzione nella lingua e nella cultura di arrivo.  

– Quindi tradurre vuol dire anche tradire, almeno così ci hanno detto…

Eh vi hanno detto bene! Il compito del traduttore, infatti, non consiste nel trasmettere un semplice concetto con le proprie parole, ma nel conciliare più mondi diversi perché ognuno di noi pensa, sogna e si esprime in lingue diverse, anche se il modo di vedere e di concepire un albero, per esempio, è identico a quello di un qualsiasi altro popolo. Questo perché il nostro mondo è, in realtà, un contenitore di molti universi spesso apparentemente incompatibili tra loro. Ed è proprio questa la sfida impossibile che seduce l’essere umano: tradurre, non parole, ma universi dove non esiste una lingua più elegante o migliore di un’altra, perché sono tutte belle e tutte importanti.

Il contesto, caro vecchio amico… perché è così importante?

Il contesto è così importante perché ci aiuta a decidere il termine più adatto in un’altra lingua; il termine, diciamo, equivalente.
I termini di una lingua non hanno quasi mai delle corrispondenze univoche nell’altra lingua ed è quindi necessario operare una scelta. Il contesto fa sì che la nostra scelta sia abbastanza chiara e ovvia.

To be continued...

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